LA NOSTRA STORIA

La famiglia Scalfati è custode, da più di cento anni, del Lago di Paola e dei terreni che ne proteggono le foci in mare.
Prima come affittuari dallo Stato Pontificio (dal 1854 al 1888) e poi come proprietari del bacino (dal 1888), i membri della famiglia Scalfati hanno sviluppato allevamenti di pesce e di mitili, contribuendo alla sopravvivenza di attività storiche e tradizionali del territorio.
Infatti, sin dal I° sec d.C., il Lago di Paola è stato utilizzato dai Romani quale valle da pesca e punto di riparo per le navi mercantili di passaggio sulla costa.
Proprio i Romani scavarono per primi il canale che collega – ancor oggi – il bacino al Mar Tirreno, sotto Torre Paola. Dopo secoli di abbandono, a partire dal 1715 lo Stato Pontificio intraprese una serie di opere di bonifica finalizzate alla trasformazione del Lago in una moderna valle da pesca, sul modello di quelle di Comacchio.
A seguito dell’annessione di Roma e dei territori pontifici all’Italia post-unitaria, nel 1883 lo Stato Italiano vendette il Lago di Paola ed alcuni terreni circostanti per asta pubblica al Cav. Ottavio Giacchetti, il quale pochi anni dopo (1888) trasferì la proprietà a Clementino Battista, antenato degli Scalfati che già gestiva in qualità di affittuario le attività di pesca nel Lago di Paola.
Da Clementino Battista ad oggi, la storia e la magia di questi luoghi è rimasta intatta e visibile negli antichi edifici dell’azienda ittica, nelle canalizzazioni e nelle vestigia romane ancora perfettamente conservate.

Le prime testimonianze di ville rustiche sulle sponde del Lago di Paola risalgono all’epoca imperiale (età sillana – I sec. a.C.).
Reperti di epoca romana, riferibili all’età repubblicana, riguardano poi la costruzione di una peschiera circolare (piscariapaulae), che si trovava sotto le pendici del Monte Circeo (nota come “piscina di Lucullo”).
A tal epoca, l’emissario del Lago di Paola non era stato tuttavia scavato compiutamente e, pertanto, la peschiera doveva essere alimentata probabilmente attraverso tubature che comunicavano direttamente con il Lago.

La realizzazione del canale principale si inserisce con molta probabilità nel grandioso progetto attribuito a Nerone, mirante ad unire direttamente tutti i laghi costieri dal porto di Ostia fino al lago d’Averno (tra Cuma e Pozzuoli).

In tal modo si sarebbe creato un lungo itinerario navigabile, di circa 160 miglia, rapido e sicuro da ogni pericolo meteorologico.

Fu certamente quando la capitale dell’impero venne trasferita a Costantinopoli che i lavori di completamento di questa via navigabile vennero abbandonati, allorquando cioè ebbe inizio la decadenza dell’antica capitale, oggetto ben presto delle invasioni di popolazioni barbare e delle insurrezioni delle truppe mercenarie di prevalente origine ostrogota.

Con il trascorrere degli anni, l’estendersi degli acquitrini e il progredire della malaria causarono lo spopolamento e, successivamente, il completo abbandono di tutta la zona.
Nel XII e XIII secolo i monaci benedettini, che si presero cura delle terre abbandonate, svilupparono sul Lago di Paola la prima vera azienda di pesca (presso il santuario della Sorresca) e ristrutturarono un piccolo cenobio nelle antiche rovine romane dei “Casarini”.
Le prime testimonianze di ville rustiche sulle sponde del Lago di Paola risalgono all’epoca imperiale (età sillana – I sec. a.C.).
Reperti di epoca romana, riferibili all’età repubblicana, riguardano poi la costruzione di una peschiera circolare (piscariapaulae), che si trovava sotto le pendici del Monte Circeo (nota come “piscina di Lucullo”).
A tal epoca, l’emissario del Lago di Paola non era stato tuttavia scavato compiutamente e, pertanto, la peschiera doveva essere alimentata probabilmente attraverso tubature che comunicavano direttamente con il Lago.
La realizzazione del canale principale si inserisce con molta probabilità nel grandioso progetto attribuito a Nerone, mirante ad unire direttamente tutti i laghi costieri dal porto di Ostia fino al lago d’Averno (tra Cuma e Pozzuoli).
Nel 1854, la valle da pesca viene affittata a Clementino Battista (antenato della Famiglia Scalfati). Nel XIV secolo, con l’acquisto da parte della famiglia Caetani, convalidato da Bonifacio VIII, nasce propriamente il Feudo del Circeo nella sua unità giurisdizionale e patrimoniale. Tale Feudo rimase nella disponibilità della famiglia Caetani fino a quando non passò al feudatario Ruspoli.
Nel 1713, l’Amministrazione Pontificia, attraverso la Reverenda Camera Apostolica, riscattò definitivamente il Lago e avviò i lavori di trasformazione del bacino in una vera e propria valle da pesca.
Acquistata la disponibilità del bacino (al tempo detto “Lago della Sorresca”), dalla metà del ‘700 l’Amministrazione Pontificia iniziò le opere di bonifica sul modello delle “valli di Comacchio” (acquistate dalla Santa Sede nel 1718).
In tal modo si sarebbe creato un lungo itinerario navigabile, di circa 160 miglia, rapido e sicuro da ogni pericolo meteorologico.
Fu certamente quando la capitale dell’impero venne trasferita a Costantinopoli che i lavori di completamento di questa via navigabile vennero abbandonati, allorquando cioè ebbe inizio la decadenza dell’antica capitale, oggetto ben presto delle invasioni di popolazioni barbare e delle insurrezioni delle truppe mercenarie di prevalente origine ostrogota.
Con il trascorrere degli anni, l’estendersi degli acquitrini e il progredire della malaria causarono lo spopolamento e, successivamente, il completo abbandono di tutta la zona.
Nel XII e XIII secolo i monaci benedettini, che si presero cura delle terre abbandonate, svilupparono sul Lago di Paola la prima vera azienda di pesca (presso il santuario della Sorresca) e ristrutturarono un piccolo cenobio nelle antiche rovine romane dei “Casarini”.
Nel XIV secolo, con l’acquisto da parte della famiglia Caetani, convalidato da Bonifacio VIII, nasce propriamente il Feudo del Circeo nella sua unità giurisdizionale e patrimoniale.
Tale Feudo rimase nella disponibilità della famiglia Caetani fino a quando non passò al feudatario Ruspoli. Nel 1713, l’Amministrazione Pontificia, attraverso la Reverenda Camera Apostolica, riscattò definitivamente il Lago e avviò i lavori di trasformazione del bacino in una vera e propria valle da pesca.
Acquistata la disponibilità del bacino (al tempo detto “Lago della Sorresca”), dalla metà del ‘700 l’Amministrazione Pontificia iniziò le opere di bonifica sul modello delle “valli di Comacchio” (acquistate dalla Santa Sede nel 1718).
La derivazione comacchiese delle opere si rivela nell’architettura del “Casone dei Pescatori”, esattamente uguale – anche nelle dimensioni – ad un “Casone di Valle”. La prima persona che prese in affitto la valle da pesca, il Cav. Romualdo Cinti, proveniva proprio da Comacchio.

La derivazione comacchiese delle opere si rivela nell’architettura del “Casone dei Pescatori”, esattamente uguale – anche nelle dimensioni – ad un “Casone di Valle”. La prima persona che prese in affitto la valle da pesca, il Cav. Romualdo Cinti, proveniva proprio da Comacchio.
Nel 1854, la valle da pesca viene affittata a Clementino Battista (antenato della Famiglia Scalfati).
Nel 1883, il Lago di Paola ed un’ampia porzione dell’antico Feudo del Circeo, precedentemente ricompresi nei confini dello Stato Pontificio, sono venduti ai privati per asta pubblica dallo Stato Italiano.
Dal 1888 il Lago di Paola viene acquistato da Clementino Battista. A partire dal secondo dopo guerra, sessant’anni di contenziosi hanno confermato la sua natura privata, escludendo l’appartenenza del Lago di Paola: (i) al demanio idrico (Sez. Un., 20/6/1958 n. 2141); (ii) al demanio civico (Sez. Un., 25/7/2006 n. 16891); e (iii) al demanio marittimo (Sez. Prima Civile, 19/3/1984 n. 1863).
Successivamente, alla morte di Clementino Battista, la valle da pesca viene affittata a terzi fino a circa la metà del XX secolo, quando la Famiglia Scalfati riunisce nuovamente proprietà e gestione.
L’Avv. Alfredo Scalfati e suo figlio Giulio, negli anni ‘50, con i finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno, attuano una riqualificazione aziendale che riporta le attività vallive all’antico splendore.
In questa fase, l’Azienda Vallicola del Lago di Paola (azienda della Famiglia Scalfati) occupa più di cinquanta famiglie di pescatori e vallicoltori.
Dai primi anni ‘80, tuttavia, le attività vallive vengono ampiamente ridimensionate, fino quasi a scomparire, principalmente a causa: (i) dell’inquinamento dovuto agli scarichi fognari di Sabaudia riversati nel Lago (oggetto di un contenzioso vinto dall’Avv. Scalfati contro il Comune); (ii) dello sfruttamento intensivo degli affluenti di acqua dolce da parte delle serre, con il conseguente innalzamento del tasso di salinità delle acque e (iii) dell’impatto sulla salubrità delle acque da parte delle attività abusive presenti sul Lago (intensiva presenza di natanti a motore).
A seguito della scomparsa dell’Avv. Giulio Scalfati, avvenuta nel settembre 2007, gli eredi hanno ricostituito l’Azienda Vallicola del Lago di Paola e hanno predisposto un progetto di riqualificazione ambientale e produttiva del Lago di Paola, che prevede interventi volti a ripristinare le attività vallive (acquacoltura e mitilicoltura), nonché a sviluppare nuove attività turistiche compatibili, valorizzando la tradizione secolare che lega indissolubilmente questi luoghi alla storia del territorio pontino.
Il progetto di riqualificazione ha previsto, in sintesi, il ripristino delle attività produttive storiche (mitilicoltura e itticoltura) e il mantenimento degli equilibri ambientali del Lago di Paola, contestualmente ad una bonifica dei luoghi da tutti i danni e gli scempi causati dalle attività abusive, che per più di vent’anni sono state svolte sul bacino e sui terreni circostanti. Intorno alle attività storiche, sono nate anche attività turistiche complementari gestite con il marchio “Proprietà Scalfati”.

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