ATTIVITÀ

Qui da noi, non ci si annoia mai!
Grazie alla nostra posizione privilegiata, ai nostri ospiti possiamo suggerire tante escursioni, tutte diverse tra loro. Siamo circondati da magnifici sentieri, percorribili sia in bicicletta che a piedi, che portano alla scoperta della flora e della fauna locale. La Proprietà Scalfati si trova nel cuore del Parco Nazionale del Circeo. A piedi è possibile raggiungere la spiaggia di Torre Paola (400mt) e il Promontorio del Circeo, sul quale è possibile organizzare un trekking fino al Picco di Circe (circa 3 ore di cammino).
Senza allontanarsi troppo, all’interno della proprietà è possibile passeggiare tra antiche vestigia romane (il porto canale romano – I° sec d.C.) e strutture settecentesche realizzate quando la valle da pesca era governata dallo Stato Pontificio.
Una vera oasi di storia, cultura e natura. Ad esperti e principianti suggeriamo di scoprire il Lago di Paola a bordo di una canoa: dolcemente, e con poco sforzo, ci si può rilassare e godere di scenari meravigliosi a qualsiasi ora della giornata, anche al tramonto. Con una breve gita in auto, è possibile visitare anche alcuni siti di grande interesse storico e culturale che si trovano a pochi chilometri dalla nostra proprietà.
Inoltre, è possibile organizzare visite naturalistiche del Lago di Paola con il nostro battello e osservare il nostro territorio da un altro punto di vista: esplorando le rive e le spiagge dall’acqua non solo sarà possibile scoprire le anse e le bellissime insenature ma anche vedere il passaggio di molte specie di uccelli che stanziano tra la nostra vegetazione.

Abbazia di Fossanova

Costituisce il più antico esempio d’arte gotico – cistercense in Italia e una delle sue più alte espressioni. La chiesa di Fossanova, così come appare oggi, fu iniziata nel 1163 – ma alcuni storici datano l’inizio al 1170, altri ancora al 1187. (32 km – 40 min).

Giardini di Ninfa

Un gioiello del territorio pontino. Un giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino. (55 km – 60 min)

Sabaudia – Centro Storico Razionalista

Città di fondazione, costruita durante il Regime Fascista in appena 253 giorni, Sabaudia è uno dei massimi esempi dell’architettura razionalista. ( 7 km – 15 min)

San Felice Circeo – Centro Storico

Borgo medievale arroccato sulle pendici del Promontorio del Circeo, con vicoli caratteristici che si aprono su piazzette e scorci panoramici della costa. (6 km – 10 min)

Siti di interesse all’interno della proprietà

CASONE DEI PESCATORI

Il “Casone dei Pescatori”, è stato costruito nel tra il 1721 e il 1750 nell’ambito dei lavori di sviluppo delle attività di vallicoltura (coltivazione del pesce), iniziati dalla Reverenda Camera Apostolica, a quel tempo proprietaria del Feudo del Circeo. Dal 1718, la Santa Sede era infatti divenuta proprietaria delle “Valli di Comacchio”, un’ampia estensione di stagni, costeggianti il mare per circa 49.000 ettari: un terzo più dell’intero territorio delle paludi pontine. E nelle Valli di Comacchio si praticava già da secoli la “vallicoltura” cioè l’arte di coltivare le aree lagunari ponendole in grado di ospitare pesci di mare attraverso l’opera dell’uomo. La possibilità di utilizzare l’esperienza comacchiese per realizzare nel Lago di Paola, una piccola valle da pesca sollecitò l’iniziativa dell’Amministrazione Pontificia. Il Casone dei Pescatori ha avuto, sin da quell’epoca, lo scopo di ospitare – al primo piano – i lavoratori dell’azienda ittica, mentre – al piano terra – i locali di lavorazione delle reti, la falegnameria, una sala ristorazione e l’imbarcadero.

AZIENDA ITTICA

Nel 1854, la valle da pesca viene affittata dalla Reverenda Camera Apostolica a Clementino Battista (antenato della Famiglia Scalfati), che acquista definitivamente il Lago nel 1888.

Successivamente, alla morte di Clementino Battista, la valle da pesca viene affittata a terzi fino a circa la metà del XX secolo, quando la Famiglia Scalfati riunisce nuovamente proprietà e gestione. L’Avv. Alfredo Scalfati e suo figlio Giulio, negli anni ‘50, utilizzando i finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno, attuano una riqualificazione aziendale che riporta le attività vallive all’antico splendore. In questa fase, l’Azienda Vallicola del Lago di Paola occupa più di cinquanta famiglie di pescatori e vallicoltori. Dai primi Anni ‘80, tuttavia, le attività vallive vengono ampiamente ridimensionate, fino quasi a scomparire, principalmente a causa dell’inquinamento dovuto agli scarichi fognari di Sabaudia riversati nel Lago, dello sfruttamento intensivo degli affluenti di acqua dolce da parte delle serre, con il conseguente innalzamento del tasso di salinità delle acque e, infine, dell’impatto sulla salubrità delle acque delle attività abusive presenti sul Lago (intensiva presenza di natanti a motore). A seguito della scomparsa dell’Avv. Giulio Scalfati, avvenuta nel settembre 2007, gli eredi hanno ricostituito l’Azienda Vallicola del Lago di Paola e hanno predisposto un progetto di riqualificazione ambientale e produttiva del Lago di Paola, che prevede interventi volti a ripristinare le attività storiche (acquacoltura e mitilicoltura), nonché a sviluppare nuove attività turistiche compatibili, valorizzando la tradizione secolare che lega indissolubilmente questi luoghi alla storia del territorio pontino.

PONTE ROSSO
Nell’ambito dei lavori realizzati dalla Reverenda Camera Apostolica a partire dal 1721, primaria importanza riveste la realizzazione di due chiuse. La prima, la “Chiusa Innocenziana”, proteggeva la foce a mare del canale romano, proprio all’altezza della duna, mentre la seconda, detta Ponte delle Cateratte (l’attuale Ponte Rosso), era posizionata più internamente, prima della biforcazione dei canali che poi sfociano nel Lago di Paola. Le due chiuse avevano funzioni diverse. Quella esterna aveva il compito di proteggere il canale dalla forza delle mareggiate invernali, impedendo contestualmente l’entrata nel lago delle masse di posidonia, in grado di occluderne la foce. Il Ponte Rosso, invece, serviva principalmente per gestire il flusso delle acque e per costituire un “battente di richiamo” durante la montata del novellame ittico. Nella struttura originaria settecentesca, il Ponte delle Cateratte aveva nella parte superiore la residenza del “Guardapasso”. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le armate tedesche in ritirata fecero saltare in aria la porzione superiore del ponte, demolendo completamente tale casa e lasciando intatte esclusivamente le tre arcate sottostanti. Nel 1954, tale chiusa viene definitivamente restaurata dall’Azienda Vallicola del Lago di Paola con mattoni rossi, in continuità con gli altri immobili aziendali, prendendo il soprannome attuale di “Ponte Rosso”.
CANALE DI PAOLA

Il canale “secondario” di Paola (o Canaletta), coevo del porto canale, parte dal Ponte Rosso e sfocia nel Lago di Paola in prossimità della duna quaternaria. Le banchine inferiori, ancora riconoscibili, sono databili intorno al I° sec. d.C., anche se la struttura delle mura di contenimento è stata ampiamente ristrutturata nel corso dei secoli e, soprattutto, con l’intervento della Reverenda Camera Apostolica all’inizio del ‘700. Anche i contrafforti sono di realizzazione pontificia. Il canale secondario disegna una esse, con un lungo rettilineo che sfocia nel bacino. Ad attraversarlo un piccolo ponticello, anch’esso settecentesco, che conduceva nell’Isolotto di Paola, ossia nell’appezzamento collinare isolato tra i due canali, a oriente e ad occidente, e dal lago di Paola, a settentrione.

PORTO CANALE ROMANO

L’intero canale, scavato in età romana nel quadro del sistema di regolarizzazione delle acque della pianura pontina iniziato già con la costruzione della via Appia, doveva comunicare con la fossa Augusta che aggirava il promontorio del Circeo. Esso costituiva parte di una sistema di navigazione endolagunare, che giungeva sicuramente fino a Terracina, che nelle intenzioni del progetto neroniano doveva collegare Ostia con il Lago di Averno e poteva, inoltre, avere la funzione di servire da accesso alla villa di Domiziano sul lago.

Riguardo al primo tratto, il canale fu realizzato tagliando le dune sabbiose e risistemando il cavo naturale preesistente in una trincea lunga circa 700 m e larga 16 m. Lungo la scarpata settentrionale fu costruito un muraglione, in parte visibile, in opus reticolatum, rinforzato da pilastri. Il canale era delimitato da argini in muratura con muri di sponda che forma due banchine, larghe circa due metri, e da due moli guardiani che si protendevano a mare per alcune decine di metri. Sicuramente databile ai primi anni dell’Impero è il braccio occidentale del nuovo canale, mentre probabilmente successivo, forse di età domizianea, è l’attuale braccio orientale. L’alveo, ormai insabbiato e incapace di assicurare il naturale deflusso delle acque fu completamente riscavato, approfondito e modificato nel ‘700, ad opera della Reverenda Camera Apostolica. Nello stesso periodo, furono costruiti i due ponti delle cateratte (l’attuale Ponte Rosso e la Chiusa Innocenziana, demolita nel 1945).

SENTIERO MARE

Il sentiero che porta alla spiaggia attraversa la duna mediterranea e consente di giungere al mare con una breve e piacevole passeggiata di circa 300 mt. L’“avanduna” è la porzione di duna che non viene di solito raggiunta dalle onde ma che è comunque fortemente esposta alla forza del vento carico di salsedine. Le alte temperature, le lunghe siccità, il terreno poco fertile e i forti venti rendono difficile la sopravvivenza delle specie vegetali, che hanno dovuto sviluppare adattamenti particolari. Nell’avanduna si sviluppano prevalentemente piante alofile tra cui: la gramigna delle spiagge, la camomilla marina, l’eringio marino, l’erba medica marina, il bellissimo giglio di mare selvatico e l’ammofila. Queste piante colonizzatrici si insediano sull’estremità della duna più mobile ed esposta al vento. Grazie alle robuste e lunghe radici che le ancorano al terreno, queste piante attenuano la forza del vento di libeccio, fissano il suolo, contrastando il fenomeno dell’erosione e consentono l’impianto graduale della macchia mediterranea.

Il retroduna è la porzione di duna protetta dai venti marini, in cui si sviluppa una rigogliosa macchia mediterranea che, scendendo verso i laghi, principalmente composta da lentisco, mirto, alaterno, erica multiflora e piante lianose come la clematide (Clematis vitalba) e la pungente Smilax aspera detta straccia brache. La macchia raggiunge il suo massimo sviluppo sul versante della duna che si affaccia sui laghi, dove troviamo il leccio, il ginepro fenicio, il caprifoglio, il corbezzolo.

Traduci »